Il complottismo può essere considerato un delirio a bassa intensità, perché come tutti i deliri contiene parti reali ma accorpate e riorganizzate in modo quantomeno “creativo”. Il delirio, per quanto bizzarro possa apparire, ha significato e coerenza per chi lo sviluppa. In un certo senso la persona trova un modo di dare un senso al delirio, perché mantenersi nella totale incomprensione di queste produzioni mentali sarebbe troppo angosciante. C’è di fondo quindi il desiderio di capire e risolvere, ovvero un tentativo di migliorare la propria condizione.
Ovviamente il complottismo nel quale incappiamo nelle normali conversazioni non è classificabile nella categoria dei classici deliri psicotici, ma potremmo pensarlo come un delirio a bassa intensità, caratteristica che lo rende socialmente condivisibile e piuttosto “contagioso”. Come tutti i deliri contiene dei dati di realtà che tutti accettiamo.
Facciamo un esempio recente: l’esistenza del 5G, dei chips che possono essere impiantati nel corpo umano, il potere delle lobby o la diffusione dei virus pandemici, … . Tutte le informazioni vengono accorpate e riorganizzate in modo fantasioso. Così, in un attimo ci troviamo di fronte a storie come quella in cui la pandemia sarebbe stata creata per inoculare dei microchip negli individui attraverso il vaccino per poterli controllare attraverso le frequenze del 5G.
Elemento centrale e ricorrente nell’architettura dei deliri a bassa intensità è la presenza di un’entità esterna superiore, non ben definita, generalmente spietata e controllante, il cui fine ultimo sarebbe quello il dominio assoluto.
In molti sono attratti da queste storie perché possono avere un certo fascino, ma poi perché alcuni ci credo? Apparentemente non ha senso poiché credere a tutto ciò genera forti angoscie.
Come i deliri veri e propri, anche i deliri a bassa intensità sono dei tentativi di guarigione volti a placare l’angoscia generata da un mondo vissuto come incomprensibile, tiranneggiante e imprevedibile. L’organizzazione di una narrazione complottista dove tutti gli elementi trovano un posto, per quanto spaventosa possa sembrare, è meno angosciante di un sistema privo di senso e incontrollabile. L’illusione che crea il complotto è di poterlo combattere, smascherandolo e lottando salvarsi sconfiggendolo.
Chi è allora veramente il nemico di un complottista? Il senso di impotenza. Sono persone che spesso hanno vissuto situazioni che li hanno fatti sentire inermi e impotenti dentro qualcosa che stava loro accadendo senza che avessero gli strumenti per comprenderlo né tantomeno per poterlo modificare. Come evitare tutto questo? qui potresti trovare qualche spunto.
È dunque inutile discutere con un complottista dell’infondatezza del suo racconto poiché egli in realtà fa riferimento ad altro, ad un qualcosa di personale, rendendo questi deliri a bassa intensità inattaccabili. I complottisti sostanzialmente combattono la propria guerra con il bisogno di sicurezze nel campo sbagliato, senza averne percezione.
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Brotherton, R., “Menti sospettose. Perché siamo tutti complottisti”, Bollati Boringhieri, Torino, 2017
3 risposte
Non sono molto d’accordo con questo articolo in quanto viene sottovalutato il livello di delirio di queste persone. Io ne so qualcosa in quanto figlio di uno di questi personaggi no covid no mask no vax che, essendo predisposto al vedere complotti ovunque già prima del covid, sin dai primi giorni ha iniziato a manifestare convinzioni deliranti anche su di esso. Si tratta però di una persona che, per le sue idee e comportamenti (mai messo la mascherina se non quando costretto, igiene delle mani zero, mai fatto un tampone perchè “li fanno risultare positivi e ti schedano”) costituisce un pericolo per se stesso ma soprattutto per la comunità. A questo si aggiunge un passato di violenze ed abusi domestici che abbiamo dovuto sopportare io e mia mamma, mai denunciati da lei, che mi hanno portato a dover essere (forzatamente e inutilmente) seguito dai servizi psichiatrici (mi sono ribellato all’ambiente familiare) che mi obbligano ad un’assunzione forzata di una terapia farmacologica che io non voglio assumere. Mi dica lei se le sembra giusto questo.
Ciao Massimo, grazie per la tua condivisione! Penso che la tua esperienza sia molto più articolata di quella che descrive il post. Comunque hai ragione che ci sono livelli di intensità molto diversi e di conseguenza anche effetti molto differenti. Se sei interessato ad approfondire l’argomento leggi il libro che è citato in calce!
Grazie della sua risposta dottore, l’ho vista solo oggi. Ha ragione, la mia situazione è molto più articolata e complicata di quanto descritto ma sarebbe impossibile esporla completamente in un post di commento. Dico solo che, da profano che però non crede di essere molto lontano dalla realtà, ritengo che il comportamento di mio padre in questa situazione di covid sia solo una riproposizione degli schemi comportamentali che ha sempre avuto in famiglia. Il suo comportamento tipico è di sbraitare che a lui non frega nulla di quello che fanno gli altri, che a lui non comanda nessuno e che non è mai stato a mangiare a casa degli altri per vedere come si comportano. Utilizza queste affermazioni (che io catalogo da ignoranti e deliranti) sia quando doveva giustificare il suo stile educativo fatto di privazioni, imposizioni, isolamento e botte sia ora quando non vuole seguire la benchè minima regola di precauzione riguardo al covid, catalogando il tutto come (mi scusi il termine, lo ha detto giusto poco fa) come “troiate”. Anche prima ha iniziato con mia mamma un lungo monologo contro il covid, le restrizioni, il green pass (che lui non ha e lavora in proprio) che servono solo a portare la dittatura e controllare le persone. Paranoie e deliri di persecuzione che lui aveva già prima del covid, basti pensare che è convinto che io lo odio perchè mia mamma mi ha messo contro di lui e gli manca completamente qualsiasi senso di autocritica per capire che ce l’ho per quanto male mi ha trattato. Quando finiva di punirmi e picchiare, sbraitava che un giorno avrei capito e lo avrei ringraziato ed è convinto che quello è lo stile educativo giusto, il problema (secondo lui) ce l’ho io che non lo apprezzo perchè mia mamma mi ha convinto cosi. Io credo che lui soffra di disturbo narcisistico di personalità, ho fatto presente questa cosa anche al CSM che mi segue ma senza alcun esito visto che sono interessati a perseguire solo me. E qui si entra in un altro argomento spinoso. Io ho una diagnosi di disturbo bipolare, credo disforico visto che non ho avuto i sintomi abituali della mania. Io non mi riconosco in questo disturbo e credo che avessi tutte le ragioni per essere molto arrabbiato, la mia vita è stata rovinata dallon stile educativo di mio padre, mi ha reso dipendente da lui e, per varie ragioni, non ho mai avuto la possibilità di scappare. Io mi chiedo se sia possibile diagnosticare cosi a cuor leggero una persona dopo quello che ha subito nella vita. Come detto nel post precedente, sono costretto forzatamente ad assumere una terapia iniettiva, l’antipsicotico Xeplion, che mi crea una serie di pesanti effetti collaterali invalidanti che mi rendono ulteriormente complicata la vita. Ho problemi intestinali e scariche di diarrea tutte le mattine (mi è costato pure l’insorgenza di una ragade anale), ho il funzionamento dell’apparato sessuale completamente compromesso, sono costretto a dormire un quantitativo di ore superiore a quanto ritenuto comunemente sufficiente e, in generale, sono in uno stato di forte stanchezza e spossatezza. Tutti questi problemi sono tipici nell’assunzione di questo tipo di farmaci ma sono costretto ad assumerlo perchè, dicono, i benefici sono superiori ai rischi. Io non riscontro alcun beneficio, anche perchè non ho mai avuto deliri, allucinazioni o convinzioni strane tipiche di queste situazioni, provavo solo una forte rabbia per come è stata ridotta la mia vita. Tutta questa situazione in cui mi trovo mi crea forte rabbia e frustrazione perchè ho sempre desiderato trasferirmi in una grande città estera e, nei fatti, con i vincoli che subisco non posso farlo liberamente come un qualsiasi libero cittadino. Questa è, sintetizzata, la mia situazione. Lei visita anche attraverso Skype? Le chiedo questo perchè ho letto dal sito che lei si occupa di disturbo bipolare e, forse, mi farebbe bene parlare seriamente con qualcuno. Io abito a 3 km dalla stazione ferroviaria di Meolo, sulla linea ferroviaria Venezia-Portogruaro, quindi eventualmente non mi sarebbe nemmeno cosi impossibile venire di persona, però sarebbe più comodo se fosse possibile online. La ringrazio per l’attenzione nel leggere il mio scritto, speravo di tenerlo più corto ma quando mi sfogo non ho il dono della sintesi. Le auguro una buona giornata 🙂