Stress e scienza (part.2)

Assieme a Walter Cannon, colui che definì la reazione di attacco o fuga (flight or fly) di cui abbiamo parlato nel post precedente,  Hans Selye è sicuramente uno degli studiosi più significativi sullo stress.
Le sue ricerche si concentrarono su come l’organismo reagisce a condizioni avverse, realizzando una serie di esperimenti su ratti da laboratorio e osservò come svariati stimoli nocivi tra cui caldo e freddo e scosse elettriche, generassero atrofia in certi distretti cerebrali quali il Timo e nelle ghiandole linfatiche, inoltre creava nei topi ulcere gastriche
Ebbene si, tra le varie cose Hans Selye riusciva a fare venire ai topolini stressandoli c’erano le gastriti ulcerose. Spesso nella mia pratica clinica incontro persone che lamentano di avere la gastrite, reduci da numerose visite, hanno difficoltà ad accettare che è la conseguenza di una vita stressante, ma è proprio così, probabilmente la gastrite è uno dei primi campanelli d’allarme che ci manda il nostro copro. 
Hans Selye riusciva, attraverso stimoli diversi, a provocare negli animali la stessa reazione che coinvolgeva tutti i sistemi vitali: neurovegetativo, endocrino, immunitario e metabolico. 
Selye giunse alla conclusione che l’attivazione avesse lo scopo di preparare l’animale ad affrontare quell’evento stressante che si stava realizzando in modo da potersi adattare ad esso per cercare di sopravvivere anche in sua presenza. Da tali premesse definì la Sindrome Generale di Adattamento. La pensò costituita da tre fasi:

Reazione di allarme: In presenza di un fattore stressante il nostro organismo mobilita tutte le risorse fisiologiche a sua disposizione per difendersi, attraverso l’attivazione del sistema nervoso autonomo. Vengono messi in atto una serie di meccanismi di fronteggiamento fisici e mentali quali l’aumento del battito cardiaco, della pressione sanguigna, del tono muscolare, dell’arousal, della vigilanza, del glucosio nel sangue, la messa in circolo di adrenalina e noradrenalina e la messa in funzione dell’asse ipotalamo – ipofisi- corticosurrene con l’aumento delle risorse energetiche. In genere le difese allertate in questa fase sono sufficienti a neutralizzare o allontanare la causa nociva. 
In altre parole la reazione di allarme corrisponde al processo di attacco e fuga descritto da Walter Cannon di cui abbiamo parlato nel post precedente.

Fase di resistenza/adattamento: Nel caso in cui i fattori stressanti perdurino o si ripresentino frequentemente il nostro organismo organizza le proprie difese per adattarsi al meglio. Il sistema difensivo neurovegetativo lascia il campo libero all’asse ipofasario – surrenalico con modalità difensive più a lungo termine per essere più funzionale. Questo, tuttavia, comporta un maggiore dispendio di energia.

Fase di esaurimento: Lo scopo è quello di consentire all’organismo il meritato riposo dopo la reazione. 
Se il fattore di stress viene superato senza che le risorse energetiche siano state consumate, quest’ultima parte viene accompagnata da un profondo sollievo o un piacevole torpore. 
Se, invece e le risorse energetiche iniziano a scarseggiare si verifica un sovraccarico dei sistemi generali difensivi che rende l’organismo incapace di resistere ulteriormente, rendendoci vulnerabili alle malattie fisiche e psichiche. Quando siamo stressati ci ammaliamo più facilmente e siamo soggetti all’azione di agenti patogeni (ad esempio stati influenzali) che possono inficiare la nostra salute.

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