Durante questi mesi siamo stati immersi in una situazione surreale, un qualcosa di piccolo e invisibile ha minacciato la nostra salute e ovunque aleggiava un bombardamento di informazioni allarmanti. Tutti questi stimoli hanno attivato in ognuno di noi reazioni emotive ed uno stato di stress.
Inizialmente la maggior parte delle persone ha vissuto la negazione, quante volte abbiamo sentito dire “è solo un’influenza”. Per poi gradualmente passare alla paura. Paura per il contagio, paura che cresceva nel sentire il bollettino dei decessi. In alcuni di noi sopraggiunta anche la rabbia nello scoprire che le istituzioni non erano in grado di gestire una situazione così particolare, o vivere un senso di sconforto nel sapere che la medicina non aveva risposte efficaci per la cura.
Aleggiava tutto ora come allora un certo senso di incertezza per il futuro, un forte senso di impotenza. Per non parlare degli effetti dell’isolamento. Siamo stati immersi per lunghi periodi in un cocktail di emozioni spiacevoli.
È bastato un qualcosa più piccolo di un decimillesimo di micro a mettere in discussione le nostre certezze. La pandemia ha rivelato a tutti quanto ci sia un’illusione del controllo e quanto la nostra vita non può mai essere integralmente protetta. In un certo senso abbiamo aperto gli occhi per scoprire quanto siamo naturalmente vulnerabili.
Il ritmo frenetico della vita, una routine strutturata forse ci ha impedito per lungo tempo di osservare l’impermanenza nostra esistenza. Nessuno di noi può sapere come andrà, non abbiamo certezze.
L’essere umano ha attraversato molti periodi difficili pensiamo alle catastrofi naturali come i terremoti o i nubifragi degli ultimi anni ma la situazione attuale è molto diversa. Il virus è un qualcosa di nascosto, potrebbe essere ovunque, potrebbe essere portato da chiunque. Le persone stesse diventano potenzialmente una minaccia. In altre situazioni di crisi le persone sarebbero una risorsa, nel pericolo solitamente si riscopre l’aggregazione, il sostegno reciproco, si ritrova anche un senso di comunità.
Ritrovarci privati di risorse abituali per gestire le emergenze, immersi in un turbinio di emozioni spiacevoli, scoprendo che nessuno aveva risposte certe, ha richiesto inevitabilmente di trovare dentro se stessi gli strumenti per sostenere e attraversare questo periodo.
Serve tanta resilienza…
La caratteristica principale degli individui che attraversano più facilmente i periodi difficili viene chiamata resilienza. La residenza è un costrutto psicologico che descrive la capacità di rimettersi in piedi e trovare le risorse nel momento in cui abbiamo subito un duro colpo, e inoltre riuscire a guardare in una prospettiva nuova, magari positiva quello che è accaduto.
Vivere con presenza mentale, con una mente stabile è fondamentale per innescare la resilienza ed il nostro senso di padronanza delle difficoltà. Una mente calma è il presupposto fondamentale per ragionare in modo lucido e utilizzare al meglio le risorse, perché le risorse sono il più delle volte è già dentro di noi, ma se siamo soverchiati da emozioni e stress non riusciremo a metterle in campo. A tal fine è utile allenarsi alla consapevolezza ad esempio con il metodo della Mindfulness.
Per diventare resilienti, prima bisogna essere consapevoli
La Mindfulness è una forma di meditazione occidentale slegata da tutti i significati religiosi. Il potere liberatorio di questo stato di presenza e sempre più al centro dell’interesse scientifico e della ricerca medica.
Potremmo definire Mindfulness la consapevolezza nel momento presente coltivata attraverso il prestare attenzione in modo volontario, intenzionale e in modo non giudicante quello che c’è. Così da acquisire un modo nuovo e alternativo di abitare il presente, mobilitare le proprie risorse a sostegno della salute e del proprio benessere, per sostenere le difficoltà che la vita ci presenta. Come accaduto durante la pandemia.
Ci permette di abitare il momento presente e stare dentro le emozioni, anche quelle più spiacevoli, senza esserne sopraffatti, senza venirne condizionati, senza amplificarle per lasciare che piano piano si affievoliscano.
Questa abilità Mindfulness si costruisce attraverso un allenamento quotidiano, ad esempio attraverso la riscoperta del proprio corpo riscoprire il respiro, attraverso gli organi di senso, come il gusto, il tatto, la vista, l’udito nel momento presente.
La mindfulness ci permette di distinguere ciò che ci è permesso cambiare, e ciò che c’è effettivamente permesso fare da ciò che dobbiamo invece accogliere ed accettare. Riuscendo a intuire l’impossibilità di averla sempre vinta riuscendo a disinnescare il desiderio di avere tutto sotto controllo, uno degli elementi centrali di sofferenza profonda durante la pandemia.
In un certo senso la Mindfulness permette di pensare in modo più chiaro, e così fronteggiare i problemi in un modo nuovo più efficace riuscendo ad avere una certa sensazione di padronanza e magari trovare un significato quello che ci sta accadendo. Un senso positivo anche nelle difficoltà .
Ad esempio in questo periodo, alcuni hanno riorganizzato la loro scala delle priorità, rivedendola, riconoscendo ciò che aveva realmente valore al di fuori della frenesia della vita moderna, ricollocare le relazioni importanti al loro posto, riscoprire il piacere delle piccole cose quotidiane, riconoscere ciò che è realmente importante per l’esistenza, investire le proprie energie su ciò che è prezioso sul serio, o finalmente dedicare del tempo a se stessi.
La nostra mente va allenata con la Mindfulness così da avere una mente ferma pronta per sostenere gli urti della vita. La partenza fondamentale per una mente nuova, è conoscere la mente che abbiamo ora, non si può cambiare qualcosa che non si conosce. Riconoscere quello che c’è in questo momento nella mente è l’inizio. Impareremo a riconoscere il suo funzionamento, riconoscere il flusso di pensieri che produce la mente, riconoscere quali sono le emozioni Che proviamo quali sono le reazioni che il nostro corpo ci manda, qual è il comportamento che saremo per indole indotti ad attuare.
Attraverso questo atteggiamento di presenza lucida, serena convivenza con le emozioni riusciremo a notare qualità nascoste, riusciremo a sviluppare la resilienza, sostenere anche la nostra autostima, volendoci così anche un po’ più bene…Riusciremo ad osservare il dolore come una parte integrante, Non come un qualcosa da allontanare e rifiutare se non altro perché questa repulsione non fa altro che amplificare il dolore. Questa attitudine che ci fa sentire più saldi, solidi in un certo senso degni, detentori di una certa forza interiore, ci permetterà di agire consapevolmente in un modo lucido anche nei momenti più impegnativi.